Lo riporto per intero, ma date una occhiata all'originale, qui.
Parafrasando l’opera Galileiana, in queste poche righe faccio quello che a conti fatti mi riesce meglio: scrivo di getto una serie apparentemente scollegata di pensieri che mi girano per la testa da un sacco di tempo. Senza necessità di dialogo con altri. Il mio pensiero è legge, poiché il mio ego è talmente grande da non accettare critiche, rimproveri, contradditori o qualunque altra forma di discussione. Un drago.
Penso, quindi sono. Dico quello che penso, raramente penso a quello che dico.
Nel 90% dei casi sono attratto dall’idea di scrivermi addosso. Non fisicamente, beninteso, altrimenti farei il tatuatore. Lo scrivere è dunque la massima espressione di chi vorrebbe ma, per motivi spaziotemporali oscuri, non può parlare a una platea abbastanza numerosa da poter apprezzare de visu le sue parole.
L’Italia è il paese degli scrittori. Tutti scrivono. Pochi leggono.
In verità l’Italia è anche il paese degli allenatori. Tutti allenano. A parole.